FOTOGRAFIA EUROPEA 2024
LA NATURA AMA NASCONDERSI
Reggio Emilia, 26 aprile – 9 giugno 2024
Eventi inaugurali dal 26 al 28 aprile
Palazzo Magnani, Chiostri di San Pietro, Palazzo da Mosto, Villa Zironi, Palazzo dei Musei, Biblioteca Panizzi, Spazio Gerra e gli spazi del Circuito OFF accolgono mostre di grandi fotografi e di giovani esordienti.
La natura ama nascondersi è il tema scelto dalla direzione artistica del Festival composta, anche quest’anno, da Tim Clark (editor 1000 Words), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia) e Luce Lebart (ricercatrice e curatrice, Archive of Modern Conflict).
Un titolo che cerca di inglobare – recuperando il paradosso da un celebre frammento di Eraclito – la potenza di una natura che molte volte cela la sua essenza ai nostri occhi, ma che sempre più spesso la rivela in modi distruttivi, in un processo continuo che può essere inteso come un’oscillazione tra l’essere e il divenire. Fotografia Europea 2024 si propone di esplorare, attraverso le tante prestigiose mostre personali e collettive di questa edizione, le connessioni fra occultamento e scoperta che dominano il nostro rapporto con la Natura, immaginando nuove narrazioni, al di fuori di quell’atteggiamento di controllo dominante che la nostra specie esercita sul pianeta, per comprendere le dinamiche e le nuove direzioni da intraprendere.
LE MOSTRE
La mostra storica di questa edizione torna nelle sale di Palazzo Magnani, con la prima retrospettiva mai presentata in Italia della fotografa americana Susan Meiselas, nota per il suo lavoro nelle aree di conflitto dell’America Centrale (1978-1983). La mostra, intitolata Mediations, ne ripercorre il lavoro dagli anni Settanta a oggi, tra diritti umani, identità culturale, industria del sesso.
USA. South Carolina. 1974. © Susan Meiselas/Magnum Photos
I Chiostri di San Pietro accoglieranno invece dieci esposizioni che spaziano dalla collettiva sulla mutevolezza delle nuvole (Sky Album. 150 years of capturing clouds, a cura di Luce Lebart e Michelle Wilson) alla catastrofe delle migrazioni climatiche indagata dal fotografo indiano Arko Datto nel territorio del Delta del Bengala, alla ricerca sulle conseguenze a lungo termine della tempesta Vaia intrapresa da Matteo de Mayda. In mostra anche i paesaggi sudafricani carichi di memorie di Jo Ractliffe (con Landscaping) e la documentazione della lotta di chi nella Parigi dei Giochi Olimpici 2024 si oppone alla distruzione di oltre 4mila metri quadri di orti, testimoniata dagli scatti di Bruno Serralongue (Community Gardens of Vertus, Aubervilliers).
Al primo piano troviamo le installazioni multiple e composite di Helen Sear, la storia intergenerazionale di chi ha sfruttato i territori intorno al Mar di Cortez nel progetto di Yvonne Venegas e il racconto di Natalya Saprunova sulla vita delle popolazioni dell’estremo nord del continente asiatico.
Infine la fotografa americana Terri Weifenbach in Cloud Physics esplora la vitale interconnessione tra le nuvole del nostro pianeta e le intime forme della sua vita biologica e la britannica Lisa Barnard con la mostra An Act of Faith: Bitcoin and the Speculative Bubble conduce alla riflessione sull’essenzialità della natura nella creazione di bitcoin, beni digitali che seppur immateriali richiedono un enorme sforzo ambientale.
Boats bedecked with lights returning from a pilgrimage wait in the shoals for the tide to return so that they can head back home to their village. 2019 © Arko Datto
Palazzo Da Mosto ospiterà la committenza dell’edizione 2024, che vede protagonista Karim El Maktafi, con la produzione day by day, sul contesto delle cosiddette “aree interne”, e dell’Appennino Emiliano nello specifico. Qui troveranno spazio anche i due progetti vincitori della open call – di Marta Bogdańska e Michele Sibiloni – e una mostra sui libri fotografici (Index Naturae).
Tra gli spazi riaperti in occasione della XIX edizione del festival, Villa Zironi ospiterà la mostra Radici di Silvia Infranco, a cura di Marina Dacci.
Harold George Dick, Untitled, Australia: Northern Territory, 13 August 1943. Source: Australian War Memorial. From “Shifters” by Marta Bogdańska
Partecipano alla manifestazione anche le principali istituzioni culturali di Reggio Emilia: a Palazzo dei Musei si potrà visitare la mostra Zone di passaggio, a cura di Ilaria Campioli, ispirata dal lavoro di Luigi Ghirri sulle ambientazioni notturne. Ma anche la collettiva Contaminazioni, risultato della open call di Giovane Fotografia Italiana #11: durante le giornate inaugurali sarà assegnato a uno dei sette artisti in mostra il Premio Luigi Ghirri 2024 (4mila euro in denaro, e la possibilità di esporre in Triennale Milano).
Luigi Ghirri, Bologna,1987 ©ARCHIVIO EREDI LUIGI GHIRRI
Propongono una programmazione ad hoc anche lo Spazio Gerra – che presenta cinque fotografi che vanno a riflettere in merito all’apporto dell’AI come strumento di conoscenza dei processi della natura e della stessa creatività umana, valutando anche il rischio che si tratti invece di un ulteriore mezzo di alienazione che allontana ancora di più gli umani dall’appartenenza a una natura unitaria – la fototeca della Biblioteca Panizzi, con una mostra che valorizza la collezione di Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, in particolare in questa edizione sarà esposto il progetto di Paola De Pietri e Walter Niedermayr sulle Casse d’espansione del fiume Secchia, e la Collezione Maramotti con la prima personale istituzionale italiana di Silvia Rosi.